In Madagascar la transizione ecologica – specie quella energetica – è una necessità. Non si tratta solo di perseguire lo sviluppo sostenibile, ma anche di contrastare il deficit energetico e i continui blackout, che funestano la popolazione e minacciano la pace sociale. Lo Stato è di recente intervenuto – con oltre 116 milioni di euro – per sostenere le casse di Jirama (Jiro sy rano malagasy). L’azienda elettrica pubblica (per molti da privatizzare), pratica invero tariffe di favore, che sono imposte dalla povertà dilagante, ma sovente criticate da opposizione e Banca mondiale: «È tempo che Jirama raggiunga un equilibrio finanziario operativo attraverso un sistema di prezzi adeguato».
E per tamponare l’emergenza, e risparmiare sulle intermediazioni, lo Stato importa petrolio direttamente. Mentre tra le soluzioni a lungo termine, si punta sulla transizione energetica. Non solo le centrali fotovoltaiche, ma specie al Nord, anche quelle idroelettriche. Intanto nel 2025 dovrebbe vedere la luce quella di Volobe, seppure – almeno nelle ore in cui scriviamo – ci si trovi ancora in attesa dell’autorizzazione ambientale. Il progetto sarà gestito da Cghv (Compagnie générale d’hydroélectricité de Volobe): il consorzio di società che firmerà con lo Stato il contratto di concessione. Cghv è partecipata da Jovena Madagascar e Sn power del gruppo Axian, quindi da Africa 50 e Colas Madagascar.