Clarissa Puccioni è una scienziata toscana che vive a Mangily: un paradisiaco villaggio della periferia nord di Toliara. Qui coordina il Maromizaha project dell’Università di Torino – mirato alla conservazione dei lemuri indri – e segue il Global butterfly census program: un progetto dell’organizzazione non governativa Wso (World sustainability organization), che ha come obiettivo l’identificazione delle farfalle, anche attraverso segnalazioni provenienti da chiunque nel mondo. Alla ricercatrice – unica italiana ad aver mai partecipato a uno studio dedicato al Lemur catta – ha dedicato un interessante approfondimento, la rivista “Io Donna – Corriere della sera”, il settimanale femminile del “Corsera”.
Consigliamo quindi la lettura del servizio, firmato da Micaela Zucconi, e intitolato «Al lavoro con… Clarissa Puccioni, naturalista in Madagascar». Eccone l’inizio. «”Se puoi sognarlo puoi farlo” è il mantra della naturalista che si divide tra Italia e Madagascar, per studiare lemuri e farfalle. Le asperità della vita spartana o di quella accademica non la spaventano. A ispirarla, l ‘esempio di grandi scienziate. Clarissa Puccioni, 27 anni, naturalista, studi alla Facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Pisa e di Firenze, coordina il Global Butterfly Census Program della Wso (World Sustainability Organization), programma internazionale di identificazione delle farfalle».