Lingua malgascia, il malagasy, contro il francese: lo scontro, nell’universo scolastico del Madagascar, si è acuito nell’ottobre scorso. Secondo il Piano settore educativo (Plan sectoriel de l’éducation – Pse), deve essere il malgascio, l’idioma da usarsi nei primi tre anni del primo ciclo, ossia sino alla terza elementare. E se per le scuole pubbliche si è sfondata una porta aperta, la piattaforma che rappresenta gli istituti privati si è opposta: le famiglie, infatti, ricorrono al servizio, soprattutto perché i loro figli apprendano in modo soddisfacente la lingua francese. Così padre Jules Ranaivoson – alla testa della Direction nationale de l’enseignement et de l’éducation catholique (Dinec) – ha detto che le politiche linguistiche devono invero precedere la formulazione dei programmi scolastici: «Suggeriamo di mantenere il bilinguismo dalla scuola materna fino all’istruzione superiore. Semplicemente perché nell’amministrazione usiamo ancora la lingua francese».
E Celin Rakotomalala, che guida l’Association des institeurs laique pour l’education (Aile), ha rincarato la dose, paventando un ritorno della malgachisation: «L’adozione della lingua materna come lingua di insegnamento durante la Prima repubblica fu un fiasco. Alcuni genitori hanno scelto di educare i loro figli in scuole di lingua francese in modo che possano padroneggiare questa lingua fin dalla tenera età».