“Atlante”, la rivista dell’Istituto Treccani nata nel 2016, dedica un servizio – dal titolo «Madagascar, l’ingiustizia climatica» – alla siccità e alla conseguente carestia, che fustigano il Sud del Madagascar. Circa le cause del flagello, l’autore Stefano Cisternino segue la tesi maggioritaria presso gli scienziati, e imputa direttamente desertificazione e kere al global warming: «Al momento, lo scotto è pagato direttamente dai Paesi più vulnerabili, come il Madagascar, vittima di una vera e propria “ingiustizia climatica”, in quanto il suo contributo alle emissioni globali di anidride carbonica è inferiore allo 0,01%». Segue l’inizio dell’articolo.
«Un rapporto di Oxfam ha portato alla luce come il mix esplosivo di crisi climatica, pandemia e guerre nel corso del 2020 abbia pesantemente aggravato la situazione della fame nel mondo, facendo balzare a 155 milioni il numero di persone che rischiano di morire a causa di carestie. La situazione si presenta particolarmente grave in alcune aree geografiche, dove l’innalzamento delle temperature incide in maniera decisiva sulla possibilità di procurarsi cibo e acqua. I prolungati periodi di siccità – effetto diretto dei cambiamenti climatici – stanno causando una crescita della desertificazione, fattore che, in aree in cui l’agricoltura dipende strettamente dalle condizioni climatiche, ha riflessi importanti sull’accesso al cibo».