La decisione tanto attesa da svariati settori del Paese è giunta nella notte di mercoledì: dopo oltre un anno e mezzo di blocco causa pandemia – se si esclude la parentesi riguardante Nosy Be – il Consiglio dei ministri del Madagascar ha decretato la riapertura delle frontiere. Che sarà tuttavia graduale, ma soprattutto limitata, e non nasconde la volontà del presidente, Andry Rajoelina, di salvare da un mare di debiti la compagnia di bandiera Air Madagascar. Andiamo però con ordine. La ripresa dei voli commerciali regionali è prevista per il 23 ottobre. Ovvero i vettori Air Mauritius e Air Austral potranno operare rispettivamente da Mauritius, e dall’isola francese della Riunione.
I collegamenti con l’Europa riprenderanno invece il 6 novembre, ma solo attraverso le compagnie Air France e appunto Air Madagascar, che peraltro potranno raggiungere solo lo scalo di Antananarivo. Discorso a parte per Nosy Be, i cui cieli saranno sì riaperti dal 6 novembre, ma solo ai voli charter provenienti dall’Europa. Si specifica poi che la frequenza dei voli sarà ridotta, rispetto all’epoca pre covid. Ogni passeggero sarà sottoposto a un test allo sbarco, e rimarrà in isolamento uno o due giorni: ossia il tempo necessario a conoscere l’esito del tampone. In caso di positività, è prevista una quarantena di due settimane.
Il costo del test, circa 25 euro, sarà compreso nel prezzo del biglietto.