E’ uscito in Italia, per l’editore Elèuthera, “L’utopia pirata di Libertalia”. L’ultimo libro dell’antropologo statunitense David Graeber, deceduto a settembre, tratta in modo originale di Libertalia: la colonia di pirati – sospesa tra mito e realtà – che a fine Seicento occupò il nordest del Madagascar. Qui l’Autore, più che l’aspetto leggendario dell’esperienza, approfondisce quello istituzionale: l’organizzazione egualitaria, a metà tra anarchismo e democrazia diretta, assembleare, quasi illuminista. Non a caso il titolo originale dell’opera è “Pirate Enlightenment”, ovvero Illuminismo pirata. Per approfondire, rimandiamo alla recensione del quotidiano “Il manifesto”, intitolata «David Graeber, l’antropologo che incontrò i pirati», e firmata da Massimiliano Guareschi.
Eccone l’incipit. “Scaffale. Per Elèuthera l’ultimo libro dello studioso e attivista scomparso recentemente. «L’utopia di Libertalia». Come e in che forma l’epopea dei ribelli del mare si è trasferita sulla terraferma. Se le navi sono state il laboratorio dove è emersa la manodopera salariata, i corsari ne hanno ribaltato le logiche e la disciplina. David Graeber è morto qualche mese fa a Venezia, a soli 59 anni. Era senza dubbio una delle voci più originali del pensiero critico contemporaneo, capace di problematizzare i nodi scoperti del presente smarcandosi dalle formule stereotipate del pensiero «radical»”.