Giorni fa, l’organizzazione internazionale non governativa Transparency international (Ti) ha pubblicato l’Indice di percezione della corruzione (Corruption perception index – Cpi) 2020. Premesso che l’attuale classifica si basa su dati del 2019, rileviamo che il Madagascar è riuscito a migliorare – seppur lievemente – la sua posizione, rispetto all’ultimo ranking. E’ risalito dalla 158° alla 149° posizione su 180, e ha accresciuto il punteggio, rimanendo però ancora distante dalla media africana, e dagli obiettivi di governo. La timida risalita è dovuta soprattutto ai buoni voti alle voci democraticità e stabilità politica.
In sostanza, gli esperti e i leader aziendali – quelli sondati in quanto alla corruzione da loro percepita nel settore pubblico – hanno espresso approvazione per il clima pacifico delle ultime Presidenziali. Inoltre, un ruolo importante potrebbe averlo giocato anche l’impegno pubblico del capo dello stato, Andry Rajoelina, nel voler contrastare i fenomeni corruttivi. Il Paese insulare è appaiato a Camerun, Guatemala, Iran, Libano, Mozambico, Nigeria e Tagikistan, all’interno di una classifica dominata da Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Singapore, Svezia e Svizzera, e mestamente chiusa da Siria, Somalia e Sudan del Sud.
Riesce comunque a far meglio dell’Honduras, anche se appare alle spalle della caotica Repubblica centrafricana. L’Italia è 52°.