Giorni fa, sul più autorevole quotidiano dell’Isola rossa – “L’Express de Madagascar” – è apparso un articolo dai contenuti unpolitically correct, che presso altre latitudini, la mutata sensibilità avrebbe senz’altro bollato come razzista. Il titolo già dice abbastanza: «Commerce – Un Karana pas comme les autres», ossia «Commercio – Un Karana come nessun altro». Un po’ come dedicare un articolo a un rom, scrivendo che è diverso dagli altri, in quanto bravo cittadino. E poi l’incipit del pezzo ci va ancor più duro: «Una perla rara. Mentre i Karana sono generalmente accusati di pensiero mercantilista, ci sono alcune eccezioni».
Riportiamo l’originale francese, per escludere malintesi legati alla traduzione: «Une perle rare. Alors que généralement, on reproche aux Karana une pensée mercantiliste, il existe quelques exceptions». In estrema sintesi, si esalta un esempio d’imprenditoria etica, e al contempo si rimarca lo stereotipo che raffigura quest’etnia – di origine indo-pakistana – come una stirpe dedita solo agli affari, e insensibile a tutto il resto. Un infortunio giornalistico che ha uno scenario ben definito. Se da un lato i karana sono spesso visti con sospetto, qual comunità privilegiata sotto il profilo economico, dall’altro lato, a gran parte di loro non è concessa la cittadinanza.
Col risultato che vivono – spesso come apolidi – in condizione di discriminazione.