“L’isola dei bambini – progetto Madagascar onlus” è impegnata nelle aree rurali dell’Ile rouge ove costruisce scuole e centri sanitari. Ne parliamo con Maria Grazia Bocedi, persona chiave dell’entità.
Quali sono le principali difficoltà che un’associazione italiana del terzo settore, può incontrare, nell’operare in Madagascar? La criminalità o la burocrazia locali, o magari la complessità circa il reperimento dei fondi?
«La mia organizzazione non lucrativa di utilità sociale è nata nell’Italia meridionale, e questa è la sua grande difficoltà. E non tanto per il ritardo economico del Meridione; quanto soprattutto perché, a mio giudizio, qui non è ancora radicato il senso – non parlerei di cultura – della solidarietà. E quindi la raccolta fondi rappresenta un problema, ma dietro le difficoltà si celano spesso delle opportunità».
Il Madagascar – magari grazie al presidente Andry Rajoelina – è riuscito a mettere da parte quell’instabilità politica, che l’ha tanto danneggiato negli ultimi anni?
«Intanto mi preme dirle il seguente: gli italiani sono percepiti dai locali come strettamente legati alla Chiesa cattolica, e questo è senz’altro positivo. E poi piace la nostra lingua, e pure il fatto di non essere francesi. Al di là di questo però le associazioni italiane hanno in genere difficoltà maggiori rispetto alle entità di altri Paesi europei, e non possono incidere come vorrebbero».