In Madagascar l’epidemia – pur non presentando certe criticità sanitarie viste altrove – appare un pantano. Sullo sfondo, la crisi economica acuta, e tensioni crescenti tra popolazione e Forze armate. Che sono chiamate a far rispettare le varie ordinanze, draconiane, per il contenimento dei contagi. Detto fuori dai denti, queste misure igienico-sanitarie – le stesse dei Paesi europei – poco si adattano a un Paese in via di sviluppo. E quel che conta, la cittadinanza è sempre più convinta rappresentino solo una forma di autotutela delle Autorità. Il clima è ben descritto da tre episodi, accaduti nelle ultime ore. A Ilakaka, cittadina mineraria della Regione Ihorombe, un militare schiaffeggia un 30enne con disturbi psichici, perchè sprovvisto di mascherina, mentre un pastore protestante filma la scena.
E mentre il soldato se la prende col religioso, il 30enne impugna una pietra, minaccioso. Così il militare perde le staffe: insegue lo psicolabile, e lo ferisce gravemente con l’arma da fuoco. La folla, informata, si rivolta, e blocca le vie con pneumatici incendiati. A Toamasina un 60enne privo di mascherina si becca un pugno in faccia da un militare, perchè rifiuta di seguirlo in caserma. A Mahajanga protestano i negozianti dei beni non essenziali – obbligati a chiudere – che si chiedono perchè solo loro debbano sopportare la gran parte delle conseguenze del blocco commerciale.