L’argomento clou nei giorni scorsi, in Madagascar, tolte le questioni legate alla pandemia? L’uccisione del super ricercato boss dei sequestri, Norbert “Lama” Ramandiamanana – e del fratello – durante uno scontro tra i malviventi e agenti del Groupe de sécurité d’interventions spéciales (Gsis). I fatti sono occorsi ad Analamahitsy cité, presso Antananarivo. L’operazione ha tuttavia mancato l’arresto di uno dei banditi: un indiano, Raza Dilavarhoussen, è fuggito alla Comore. E’ stato invece arrestato il proprietario della casa ove si erano rifugiati: un gendarme. Secondo il generale Andry Rakotondrazaka – comandante della Circonscription interrégionale de la gendarmerie nationale d’Antananarivo – la morte del superlatitante è stata causata da una ferita alla coscia, ed è intervenuta durante il trasporto in ospedale.
Ricercato dal 2004, è stato tradito dall’ultimo sequestro: quello di Anil Karim, di etnia karana – imprenditore nel ramo della distribuzione farmaci all’ingrosso – il 27 aprile. Col pagamento del riscatto e la liberazione dell’ostaggio – e anche grazie alla taglia di circa 50mila euro – si è finalmente rintracciato il capo della banda, autore di una cinquantina di rapimenti a scopo di estorsione. Sarà un sollievo per la benestante comunità karana – il cui nucleo è originario del Goudjerat, regione nel Nord-Est dell’India – storicamente vittima di questo crimine.