Ieri si è svolta la riunione governativa per decidere le contromisure di fronte all’emergenza coronavirus. Nonostante da più parti – dal leader dell’opposizione, sino a vari settori della maggioranza ed esponenti della comunità scientifica – si invocassero misure di blocco dei confini, per ora si è deciso di non affondare il colpo. E i più critici hanno parlato di «mesurettes». In aggiunta ai precedenti divieti, si è in primis decisa la disinfestazione verso persone e merci in entrata. Poi si è disposta la quarantena per chi provenga dai dipartimenti della Francia, fortemente colpiti dall’epidemia. A seguire la risposta di Rinah Rakotomanga, direttrice delle Comunicazioni della Presidenza, dinnanzi alle osservazioni più scettiche, e favorevoli al blocco di voli e frontiere: «Economicamente parlando, non è praticabile per noi. La tendenza è già verso la recessione economica, quindi non è fattibile per noi prendere decisioni volte a chiudere definitivamente i nostri territori. Siamo un’isola, quindi è impossibile».
Charlotte Ndiaye, rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità in loco, ha avallato la posizione: «Pensiamo che il Paese debba prepararsi ad affrontare dei casi, ma che non debba chiudere i suoi confini, ci sono famiglie fuori, ci sono traffici economici; e la chiusura delle frontiere può avere un impatto negativo sull’economia, che è in una buona fase».
Non concordo. Bisogna chiudere gli aereoporti per preservare il Madagascar jinora non toccato dal Coronavirus