Segnaliamo oggi un bel servizio dedicato all’opposizione in Madagascar: pubblicato sulla testata finanziaria “Financial Afrik” il 4 marzo, è firmato da Albert Savana, ed è intitolato «A Madagascar, une opposition qui se radicalise?». Ebbene sì, siamo in sintonia con gran parte dei contenuti espressi, ma siamo altrettanto certi che manchi un pezzo della storia. In grande sintesi, si sottolinea come l’energia del presidente della repubblica, Andry Rajoelia, stia dando i suoi frutti, soprattutto in termini di fiducia. Il Paese ottiene il sostegno dei donatori internazionali, assiste al gradito ritorno degli investitori, e insomma è evidente che qualcosa inizi a muoversi.
Tuttavia l’opposizione – tra l’altro sempre meno capace di attrarre l’elettorato – preferisce un contrasto radicale, e volto a destabilizzare, anziché a costruire. Ci si chiede così se l’obiettivo del leader moderato Marc Ravalomanana sia piuttosto quello di mettere in crisi lo sviluppo del Paese. E tuttavia il pezzo trascura un aspetto centrale dello scontro politico in atto, su cui dovremo necessariamente approfondire. Sì perchè il “cattivo” della storia – l’industriale caseario Ravalomanana – è pur sempre l’ex capo dello stato, che fu spodestato il 17 marzo 2009 dal golpe di Rajoelina. Insomma è naturale che – al di là delle pubbliche riconciliazioni – l’oppositore continui ad avere il dente avvelenato.