La Presidenza della Grande île (cominciando dal Primo cittadino Andry Rajoelina), giorni fa ha lanciato un ambizioso piano di riforestazione su larga scala. Ideato dall’impresa sociale Bôndy – che poi ne ha in qualche modo disconosciuto la paternità – il progetto prevede che durante l’anno – anche per celebrare il sessantesimo anniversario dell’Indipendenza – siano piantati 60 milioni di alberi. L’attività di rimboschimento – cui si accompagnano inevitabilmente quelle più prosaiche di propaganda – ha avuto inizio il 19 gennaio: data in cui si celebrava il primo anniversario della Presidenza. Nonostante voci critiche, va rilevato il successo della giornata inaugurale: si stima che ben 10mila persone, tra cui il capo dello stato – nel Distretto di Ankazobe, a 100 chilometri da Tana (Antananarivo) – abbiano piantato un milione e 200mila alberi, presso un’area di 500 ettari, a rischio d’incendio.
L’iniziativa è stata in genere lodata dal mondo ambientalista, giacché si stima che in Madagascar la piaga della deforestazione colpisca addirittura un migliaio di chilometri quadrati l’anno. I più critici hanno però rilevato che le nuove piante sono state in parte prelevate dai vivai dei parchi nazionali, anch’essi bisognosi di riforestazione. Si è poi puntato il dito sulla provenienza degli alberi da aree climatiche diverse, cosa che potrebbe compromettere il successo dell’operazione.