Il Madagascar si colloca al 158° posto – su 180 Nazioni analizzate – nel ranking Indice di Percezione della corruzione. Il Corruption perception index (Cpi) del 2019 – classifica e indicatore statistico – è stato pubblicato nei giorni scorsi – come avviene annualmente dal 1995 – dall’organizzazione non governativa Transparency International. Sul podio troviamo Danimarca e Nuova Zelanda (alla pari), e poi la Finlandia; mentre in fondo al girone dei corrotti abbiamo nell’ordine la Somalia, il Sud Sudan e quindi la Siria. L’Italia occupa invece la 51° piazza. Torniamo alla Grande Île, che non solo peggiora di un’unità il punteggio ottenuto lo scorso anno; ha addirittura raggiunto il posto peggiore in classifica – e il minor punteggio – dal 2012 (anno in cui è stato modificato il metodo di calcolo).
Insomma la corruzione è onnipresente, nonostante gli indubbi sforzi compiuti in questa direzione dal Governo, (specie col rafforzamento dell’autorità garante Bureau indépendant anti-corruption – Bianco). Secondo gli analisti locali, i problemi principali ruotano attorno alla mancanza d’integrità, trasparenza e responsabilità, da parte dei politici. Si punta il dito sull’opacità delle fonti di finanziamento politico, vero ostacolo alla costruzione di un rapporto di fiducia tra politici e cittadini. Sotto accusa è anche l’assenza di limitazioni, per i fondi delle campagne elettorali.