In Madagascar (e nel mondo intero) si ricorda l’epidemia di peste bubbonica e polmonare del 2017, che provocò oltre 221 morti, su 2.575 persone infettate. Il tasso di letalità si è attestato quindi a oltre l’otto per cento delle persone trattate. Tuttavia, stando alle notizie in arrivo dal Paese, la situazione è certamente migliorata nel 2018, e soprattutto nel 2019. Da settembre, infatti, si ha notizia di ben pochi decessi: in particolare i media hanno parlato delle due vittime del Distretto Ankazobe – un 14enne e il padre quarantenne – e del ragazzo morto – in ottobre – nel Distretto di Manandriana. Comunque qualche chiarimento è, in questa sede, necessario. Se in genere si considera molto più diffusa la peste bubbonica rispetto alla polmonare, in Madagascar è stata quest’ultima quella più letale.
La piaga è sotto controllo, ma purtroppo endemica, sia in alcuni altipiani dell’interno, sia in certe aree costiere. Muta però la stagionalità: nel primo caso il rischio di contagio è prevalente tra ottobre e aprile, mentre sulla costa tra luglio e novembre. La malattia colpisce soprattutto le zone rurali più povere, ma non sono risparmiate alcune aree suburbane. Va segnalato infine il grande impegno, per la ricerca e la prevenzione, dell’Institut Pasteur de Madagascar (Ipm). Esso dispone di un nucleo specifico, l’Unité peste, che è guidato dal professor Minoarisoa Rajerison.